giovedì 15 settembre 2016

Cercando giustizia nella morte. Solidarietà femminile? Vince l'invidia


Se dovessimo tirare fuori un esempio recente, citerei la vicenda della ragazza che si è suicidata per via di un video virale messo in rete dal suo compagno, che l'ha vista protagonista: senza fare nomi espliciti, colei che il sesso amò, colei che il sesso filmò, colei che il sesso -indirettamente- la diffamò e colei che infine si suicidò!
Scusate se la frase suona pessima.

Per una donna amare il sesso è già di per sè un delitto, nonchè sinonimo di cattivo costume, figuriamoci filmarsi in privato durante un atto intimo per proprio piacere ed esibizionsimo personali.
Come accennato, pare non sia stata sua volontà far girare il filmato incriminato, bensì il partner che ha pensato ad un infimo tiro mancino.
Non ditemi che se l'è meritato perchè c'è stato un tradimento, non è sicuramente questa la maniera migliore di affrontare un problema (e parlo da persona tendenzialmente vendicativa quando subisce un torto).
Davanti ad una fama impietosa e indesiderata, posso non solo immaginare la terra che ti crolla sotto i piedi, il disagio e il voler cambiare faccia e nome, ma posso anche comprenderlo e respirarlo, giacchè ho subito una esperienza più o meno simile che mi ha vista vittima di diffamazione.
Ed è stato brutto, davvero brutto.
Nel mio caso non si è trattato di erotismo o pornografia, ma di molto molto meno, traducibile come un'esibizione glamour nel mio periodo di fotomodella. Nulla di che, nulla su cui dare importanza, poichè c'era davvero poco da vedere, se non una giovane  ancora impacciata ed ingenua, che sfoggiava una timida parte recitata in cui la vedeva vestirsi ed uscire.
Eppure, quel lieve topless non peggio di quelli sfoggiati dalle millemila modelle nei loro calendari, bastò per appellarmi come troia della città, sì da crearmi intorno una situazione pessima in cui dovetti agire per risolvere il problema.
Denunciare non era possibile, fui sfortunata perchè chi mi diffamò fu furbo, e non potei risalire in alcuna maniera all'autore dello scherzo. Così ci pensò google ad oscurare ogni risultato di ricerca incriminato, e fortunatamente tutto quel che di prima pagina compariva correlato al mio nome, scomparì.
Riuscite ad immaginare l'orrenda sensazione di essere macchiati per sempre, faccia e nome, per non aver commesso nessun crimine e nulla di realmente scabroso? Solo per lo scherzo di qualcuno. Non mi sono suicidata, sono contenta di essere ancora qui, e mi spiace solo che non tutti abbiano avuto la stessa forza.
Però è così signori e signore, lasciate un lembo di pelle nudo, indossate un paio di tacchi con le gambe lunghe, ammettete di amare il sesso e sarete sempre e comunque delle zoccole, per la società.
Un pensiero preoccupante specialmente quando deriva dalle stesse donne, e oggi è a loro soprattutto a cui mi rivolgo, che si ricordano di essere tali solo quando fa comodo loro - e quando non sono vittime di invidia-. Non parlate più di solidarietà femminile, poichè ogni libertà conquistata la calpestate sotto i piedi.
Mi rivolgo a voi, che mi scansionate con la faccia scura quando oso, perchè si, OSO essere bella, e che questo a vostro giudizio mi rende automaticamente una donna superficiale che vende il suo corpo.
Voi che basta il linguaggio dei vostri occhi per sentirvi urlare dentro "ma guarda questa che troia, ammazzati".
A dirla tutta, per quanto io sia un po' dura d'orecchi, non pensate che non vi senta bisbigliare d'invidia alle spalle, nell'invano tentativo di etichettarmi una serie di difetti di cui io stessa ne ignoravo l'esistenza.

Così dite, siete realmente amareggiate per il triste esito che ha avuto la vicenda della fanciulla suicida che amava il sesso e non se ne vergognava? Siete realmente scandalizzate per non poter avere la libertà di ammetterlo senza incorrere in giudizi? Siete davvero sincere quando dite "poverina non se lo meritava"?
Allora prendete atto per prime che c'è sostanziale differenza tra davanti e dietro lo schermo, che è molto più facile giudicare piuttosto che osservare e comprendere.
Magari finitela anche di riservarvi reciproca invidia, competizione e guardare male le altre donne:  tanto ci sarà sempre chi è più figa di voi, senza che debba per forza essere troia, nemmeno se le piace fare filmini osè con il partner, poichè sono certa che se potessi aprire ogni anta del vostro armadio, arriverei alla bara ancor prima di finire di contare le vostre collezioni di scheletri!

"Cammino a testa alta sullo specchio del pavimento con un abito corto e le decollete tacco 15. Quando mi sono vestita, non ho pensato che tale abbigliamento unito al mio fisico slanciato, avrebbe potuto urtare la sensibilità delle altre donne, che avrebbero potuto sentirsi inferiori o avrebbe suscitato in loro invidia. Perchè non sono io la superficiale. Così cammino e sono tranquilla: resto tra i miei pensieri, per la mia strada, non dò fastidio a nessuno e non mi sento ad una sfilata, sono io e basta e mi piaccio così. I gruppetti di ragazze sostano per l'area e chiacchierano tra di loro di cose frivole. Poi, gli sguardi mi si fissano nel momento stesso in cui mi avvicino e passo loro accanto: me ne rendo conto poichè tacciono improvvisamente senza altro apparente motivo. La loro espressione cambia e diviene buia, seguendomi alle spalle mentre proseguo nell'imbarazzo. Non sono sguardi di piacere nè di complimenti, bensì di avversione. Eppure non sono neanche ragazze poi tanto diverse da me, belle, alte e ben vestite, ma per loro sono uno smacco troppo grosso. Così, sentono di dover dimostrare il loro valore, in qualche modo. I commenti conditi di veleno, mi arrivano come colpi nell'orgoglio. Tuttavia so di non essere io ad aver commesso un crimine o aver fatto loro un torto, nel mio peccare di vanità ed essere libera di piacermi. A testa alta continuo ad andare lungo la mia strada, finchè ai loro occhi non divengo un puntino che infine scompare. Solo allora, che non esisto più, tornano serene, riprendendo i discorsi poc'anzi interrotti."

Insultando gli altri non migliorerete nè la vostra condizione nè vi farà sentire meglio, nè arrivare sul piedistallo.
Finchè  non saremo le prime a rispettarci, in questo mondo ci meriteremo sempre lo stupro, per una minigonna, per un tacco alto, per un trucco vistoso, per permetterci la libertà di ammettere che ci piace fare sesso, perchè "siamo noi che ce le cerchiamo". Perchè purtroppo, come detto, è ancora più grave quando sono  le donne stesse vittime di tali e facili ragionamenti (non che per un uomo sia giustificabile, anzi). E' sempre più facile pensare male che bene: scaricando la colpa sulla vittima ci si lava di dosso le colpe di un atteggiamento lesivo, perchè lo sappiamo che è lesivo, ma non ci importa. Anzi, vale la pena assumerlo per farsi una risata e avere l'illusione di essere persone migliori, come nostra ragione di vita.
Una ragione di vita che ha incitato alla morte.

Ma temo proprio che la morte non serve a nulla. O meglio, se ne parlerà come spesso essa comporta, ma non sono certa servirà a  fare giustizia e far tacere i pensieri che si nascondono realmente dietro le facce improvvisamente rammaricate e solidali.
Resta un'ottima Memoria che sottolinea quanto l'umanità sia ipocrita e in grado di cadere in basso, e non mi riferisco di certo a lei.

Baci jellati, anche a voi che vorreste uccidermi con lo sguardo.

Dinè'

Post Mortem: giusto mentre sto concludendo questo mio post, leggo della notizia secondo cui una ragazzina è stata stuprata, e le amiche anzichè aiutarla si sono messe a filmare la scena per poi pubblicare il video su internet.  Eh, benedetta solidarietà,  benedetta coerenza femminile.


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